La catena di supermercati italiani Esselunga ha annunciato venerdì 24 aprile la sigla del closing dell’operazione che ha visto Giuseppe e Violetta Caprotti (figli di primo matrimonio del patron di Esselunga Bernardo Caprotti, scomparso nel 2016) cedere per un totale di 1,84 miliardi di euro la loro quota del 30% della holding Supermarkets Italiani a Giuliana Albera Caprotti (vedova di Bernardo) e la figlia Marina Caprotti, che sono così salite al 100% della holding Supermarkets Italiani, tramite la loro Superit Finco spa (si veda qui il comunicato stampa) L’accordo era stato annunciato nel marzo scorso da Esselunga, sulla base di una valutazione del gruppo di 6,1 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez) e si perfezionato dopo che lo scorso 21 aprile è stata completata la vendita del 32,5% del capitale sociale di La Villata spa. Qui il riassunto della storia nel blog di Giuseppe Caprotti.
Come riferito a marzo, infatti, l’operazione è stata finanziata con capitale per 535 milioni di euro, derivante da 100 milioni in denaro e 435 milioni appunto dalla cessione a un investitore finanziario (che è stato identificato in Unicredit) di una partecipazione pari al 32,5% del capitale di La Villata spa, il polo immobiliare che ha in portafoglio buona parte dei 159 supermercati di Esselunga, detenuta dalle stesse azioniste (il restante 67,5% di La Villata è detenuta direttamente da Esselunga); e con debito bancario per 1,312 miliardi, derivante da linee di credito messe a disposizione da un pool composto da principali istituti di credito italiani e internazionali (tra i quali Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl-Bnp Paribas).
Successivamente, Esselunga si fonderà con le sue controllanti Suprmarkets Italiani e Superit Finco e, di conseguenza, si farà carico degli obblighi previsti dai due finanziamenti. La catena italiana di supermercati rimborserà la linea bridge a seguito della fusione (che si prevede avvenga entro 12 mesi dal closing dell’acquisizione). Inoltre, saranno rimborsati 300 milioni di euro dell’indebitamento gravante sulle entità incorporate.
L’operazione implica quindi un aumento del debito di Esselunga, che passerà da 2,5 volte a 4,3 volte nel dicembre 2020. Ecco perché il 26 marzo scorso, subito dopo l’annuncio dell’operazione, Moody’s ha ridotto il rating corporate e il rating del bond da Baa2, ancora in area investment grande, a Ba1, la fascia speculativa, con outlook stabile (si veda qui il comunicato stampa dell’agenzia). La revisione al ribasso del rating riflette anche: l’assenza di diversificazione internazionale della società; le sue modeste dimensioni e alta concentrazione geografica; il contesto competitivo del retail, che continua a esercitare pressione sui margini.
Ernesto Bisagno, vicepresidente di Moody’s, senior credit officer e capo analista per Esselunga ha spiegato così la revisione del giudizio: ““Il declassamento a Ba1 da Baa2 riflette il debito significativo e risultante maggiore leva finanziaria che Esselunga dovrà sostenere per riuscire ad acquisire la quota del 30% da parte dei suoi azionisti di maggioranza. La transazione arriva in un momento di crescente incertezza a causa del difficile contesto della realtà commerciale e delle condizioni economiche indebolite a causa dello scoppio del coronavirus in Italia, e principalmente in Lombardia, il mercato principale di Esselunga”. L’outlook stabile riflette l’aspettativa di una performance resiliente della società, oltre che di una leva finanziaria costante nel 2020-2021.
L’operazione è in ogni caso sostenibile perché il gruppo alla fine del 2019 riportava disponibilità liquide e mezzi equivalenti per 1.139 miliardi e una posizione finanziaria netta rettificata negativa di 150 milioni. Tenendo conto delle diverse operazioni collegate all’acquisizione, le disponibilità liquide e mezzi equivalenti pro-forma scenderebbero a 306 milioni e la posizione finanziaria netta rettificata negativa salirebbe a 1,736 miliardi, a fronte di ricavi per 8,14 miliardi e un ebitda rettificato di 675 milioni. Tra i debiti finanziari di Esselunga rientrano due bond da 500 milioni di euro ciascuno quotati alla Borsa del Lussemburgo (uno con cedola 0,875% a scadenza 25 ottobre 2023 e l’altro con cedola 1,875% a scadenza 25 ottobre 2027) emessi nel 2017 (si veda altro articolo di BeBeez) per rifinanziare il parte il prestito da 1,5 miliardi di euro ottenuto nel luglio precedente dalle banche (Citi, Mediobanca, Unicredit, Intesa e poi ampliato a Banco Bpm e Bnp Paribas) e che era stato necessario per acquistare il 45% della cassaforte immobiliare La Villata, posseduto dai due fratelli Giuseppe e Violetta (si veda altro articolo di BeBeez).
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