“Se i tempi di maturazione di un’iniziativa a livello europeo fossero lunghi, il Paese dovrebbe provvedere autonomamente, non foss’altro per essere pronto a integrarsi nelle istituzioni comunitarie, quando esse entreranno in vigore”. Così Paolo Savona, presidente della Consob, ha chiesto una maggiore regolamentazione di fintech e criptovalute lunedì 14 giugno, in occasione del suo incontro annuale con il mercato finanziario (si veda qui il suo discorso completo).
A suo avviso, “sulla base del metro offerto dalla normativa vigente, non è più possibile distinguere, con certezza tecnica e giuridica, in che cosa oggi consistano legalmente la moneta e i prodotti finanziari”, interrelati per via della connessione garantita dalle piattaforme di conversione tra strumenti virtuali e tradizionali. Savona ritiene che “l’informatica finanziaria è una lampada prodigiosa dalla quale è uscito il Genio. Le autorità non riusciranno a riportarlo dentro, perché esso agisce nella sfera immateriale (o infosfera) controllabile solo cambiando protocollo di scambio delle informazioni, ossia frammentando l’unità del mercato mondiale e così riducendo il saggio di competitività internazionale”.
Il presidente di Consob si è detto molto preoccupato, arrivando a paragonare il mercato dei prodotti monetari e finanziari virtuali, soprattutto quelli criptati, all’esperienza antecedente la crisi del 2008, “quando i contratti derivati si svilupparono fino a raggiungere una dimensione di dieci volte il Pil globale, assumendo forme complesse che ricevettero rating elevati”. Secondo lui, il problema risiede nella blockchain, “un circuito le cui informazioni restano confinate esclusivamente tra possessori dello strumento criptato, identificati da un codice numerico; le transazioni vengono certificate dal meccanismo stesso, senza l’intervento di un’entità esterna (come le banche per i depositi o gli intermediari finanziari per i titoli di credito)”. Inoltre, “la blockchain originaria è impenetrabile, mentre quella usata da altre cryptocurrency non lo è” e gli smart contract “restano nell’incertezza di essere dentro o fuori il perimetro di legalità, soprattutto se includono l’uso delle cryptocurrency”, dice Savona.
In tale contesto, “i soli ammonimenti sui rischi corsi dai risparmiatori o le stesse proibizioni risultano inefficaci”. Anche se la Costituzione Italiana tutela il risparmio in tutte le sue forme, per il numero uno di Consob sarebbe improprio se la definizione “abbracciasse anche gli strumenti virtuali, senza passare da una specifica regolamentazione”. Occorre pertanto che l’attitudine favorevole alle nuove tecniche da parte del governo sia accompagnata da “norme chiare sulla nascita e sugli scambi degli strumenti criptati e sui loro intrecci tra attività/passività monetarie e finanziarie tradizionali, siano esse già digitalizzate o meno, come guida indispensabile per gli operatori che gestiscono la liquidità e i risparmi”.
Tuttavia i vari Stati si sono mossi in ordine sparso sul fronte legislativo. A livello europeo, Savona ha ricordato che la Bce ha proposto la creazione di una CBDC, Central Bank Digital Currency (o cryptoeuro), spostando la sua attuazione avanti nel tempo. L’iniziativa ricorda molto la proposta dell’ex presidente della Fed e attuale Segretario al Tesoro Usa Janet Yellen, che in una videoconferenza organizzata dal New York Times ha definito “estremamente inaffidabile” il Bitcoin, ma che al tempo stesso ha proposto l’introduzione, sotto la regia della stessa banca centrale Usa, di un dollaro digitale basato su blockchain. Segno che orientamenti e preoccupazioni delle autorità monetarie sono condivise su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Dal canto suo la Commissione europea ha avanzato una strategia per la finanza digitale, sottoponendola all’esame del Parlamento e aprendo un’ampia relazione per l’anno 2020 in consultazione tra gli operatori. La presidenza di turno portoghese va imprimendo un’accelerazione all’approvazione del programma MICA (Market In Crypto-Asset) un regime “pilota” di sperimentazione opzionale e temporaneo volto a creare le condizioni necessarie allo sviluppo di infrastrutture di mercato che fanno uso di tecnologia distributed ledger (si veda la Relazione per il 2020 della Consob pag. 72). Sono però inoltre già in corso alcuni esperimenti da parte di alcuni Stati membri: la Banca di Francia ha proceduto a creare a livello nazionale dei cryptoeuro che si autoestinguono, come parte del processo di collocamento di obbligazioni BEI virtuali (o tokenizzate); il Parlamento federale tedesco ha autorizzato circa 4 mila Spezialfonds a investire in cryptocurrency fino al 20% dei rispettivi investimenti, per un ammontare stimato in 240 miliardi di euro (per un riassunto della regolamentazione sul fintech, si veda il Quaderno FinTech n. 8 di Consob, pp. 24-30).
Ma se i tempi di regolamentazione europea fossero troppo lunghi, Savona raccomanda di provvedere autonomamente. Consob in tal senso ha siglato accordi di collaborazione con università italiane ed estere, ai fini di definire modi di accesso alle contabilità decentrate su blockchain, sicurezza informatica, validità legale del contenuto dei contratti di custodia e scambio degli strumenti virtuali, interazioni tra questi ultimi e le analoghe operazioni con strumenti tradizionali.
Riguardo alle tecniche di AI, molto utilizzate dal fintech, il presidente di Consob afferma che queste richiedono “un continuo impegno per verificare la rispondenza degli algoritmi al bisogno largamente avvertito dai risparmiatori di affidare le gestioni del credito e dei portafogli a scelte oggettive, trasparenti ed efficienti”.
Per Savona, “il tempo delle riflessioni è ormai esaurito e si deve passare alle scelte”. In caso contrario, ha paventato che “si potrebbe avviare una catena di effetti negativi a causa di uno squilibrio quantitativo e qualitativo tra moneta legale e moneta privata che farebbe scattare la Legge di Gresham, secondo la quale la moneta cattiva scaccia la buona. Alcune banche centrali hanno già avvertito questa possibilità. Se ciò accadesse, causerebbe il collasso del regime fiduciario sul quale si regge la stabilità sistemica del mercato mobiliare con effetti sul mercato reale”.
La Consob sempre nella relazione per l’anno 2020 aveva anticipato che intendeva approfondire i temi di criptovalute, trading online, robo advice e crowdfunding, in quanto la pandemia e l’accelerazione del fintech stanno aumentando la quota di persone che richiedono servizi finanziari a distanza.
Ricordiamo infine che lo scorso aprile anche Giuseppe Vegas, presidente della fintech italiana ARisk srl e predecessore di Savona alla presidenza della Consob, aveva chiesto a gran voce una regolamentazione delle criptovalute (si veda altro articolo di BeBeez) anche in virtù del “rischio che molti risparmiatori si possano trovare nelle condizioni di perdere in tutto o in parte il loro il loro denaro e ne chiedano conto a chi non li ha protetti. Non a caso, il meccanismo non si differenzia sostanzialmente dal ben noto schema Ponzi e dalla catena di Sant’Antonio applicata agli investimenti”.