Il 70% dei creditori ha approvato pochi giorni fa il piano concordatario dell’agenzia di stampa Askanews. Una quota di adesione che consente al commissario giudiziale di richiedere l’omologa del piano di rientro e rilancio dell’agenzia di stampa al Tribunale di Roma, ottenuta la quale saranno a disposizione tre anni per l’attuazione del piano di irsanamento. Lo scrive PrimaOnLine.
Il Consiglio di amministrazione dell’agenzia di stampa aveva deliberato di chiedere l’ammissione della società alla procedura di concordato preventivo “con riserva” nel gennaio 2019 (si veda qui Reuters). In una nota l’agenzia aveva spiegato che la decisione si era resa necessaria a causa “di una prolungata situazione di squilibrio finanziario e patrimoniale derivante dal mancato riconoscimento da parte della presidenza del consiglio dei ministri del servizio reso dall’1 ottobre 2017 al 15 agosto 2018 oltre che dal mancato perfezionamento della relativa transazione con l’amministrazione finalizzata a definire il giudizio in corso tra le parti”.
Askanews è nata a Roma nel 2014 dall’integrazione tra le agenzie di stampa Asca e TMNews. e fa capo ad A.BE.TE. spa. Conta oltre 100 giornalisti, due redazioni (Roma e Milano) e una rete capillare di corrispondenti in tutta Italia. La società è presieduta da Enrico Caratozzolo, dall’amministratore delegato Daniele Pelli ed è guidata dal direttore responsabile Paolo Mazzanti. Ha chiuso il 2019 con ricavi per 10,1 milioni di euro ma un ebitda negativo di 343 mila euro (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).
La proposta concordataria prevede il ristoro di quote tra il 16 e il 18% dei creditori chirografari, tra cui figurano anche l’Agenzia delle Entrate, l’Inps (per i poligrafici e gli amministrativi), l’Inpgi (ma non per la parte relativa al Fondo previdenziale giornalistico). Sembra che Inpgi abbia ritenuto illegittimo il suo collocamento tra i creditori chirografari e abbia annunciato opposizione. Il piano di rientro dell’agenzia di stampa prevede risparmi sul costo del lavoro per 1,6 milioni l’anno e la vendita delle quote nelle partecipate (Internazionale, Base per altezza, InPiù) per 1,7 milioni, oltre a un risparmio di 115 mila euro per il trasferimento della sede in un edificio di proprietà dell’editore in via Prenestina.ell’agenzia
A fine dicembre 2020 è scaduto il periodo di cassa integrazione per i 72 giornalisti dell’agenzia (in forza di accordi risalenti al febbraio 2020, volti a scongiurare 23 licenziamenti), che ora lavorano con contratti di lavoro part-time. In base a un accordo sindacale firmato in sede Fnsi nel febbraio 2020, l’azienda si è impegnata a ridurre progressivamente il part time, in relazione alle uscite dall’organico.