Il produttore bolognese di bioplastiche Bio-On, fino all’ottobre 2019 quotato all’Aim Italia, andrà all’asta il prossimo 5 maggio con una base di 95 milioni di euro, dopo essere arrivato a capitalizzare 1,3 miliardi di euro a Piazza Affari. Lo riferisce il Corriere di Bologna.
La società, fondata nel 2007 da Marco Astorri e Guy Cicognani, e attualmente gestita dai curatori Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, era fallita a seguito del terremoto giudiziario che aveva coinvolto Astorri nel luglio 2019. A provocarlo era stato un rapporto del fondo d’investimento Usa Quintessential Capital Management, intitolato “Una Parmalat a Bologna?”.
Lo studio sosteneva che i vertici di Bio-On avessero dichiarato fatturato e utili in crescita “in realtà perlopiù inesistenti”. A valle delle indagini condotte nell’ambito dell’operazione Plastic Bubbles, per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato, Astorri era stato sottoposto agli arresti domiciliari, in seguito revocati, poiché ritenuto responsabile dei reati di cui sopra, e ora rischia di finire sotto processo. Verso la fine del 2019, inoltre, il Tribunale di Bologna aveva disposto la continuazione temporanea dell’attività economica d’impresa autorizzando l’esercizio provvisorio “al fine di preservare la continuità aziendale con l’obiettivo di evitare che venga dissolta l’organizzazione produttiva nelle sue componenti di occupazione, tecnologiche e di avviamento”.
Bio-On, che conta oggi 26 dipendenti, nonostante le attività ridotte al minimo ha continuato a operare anche negli ultimi mesi nell’impianto di produzione di Castel San Pietro. All’asta di Bio-On sarà ceduto un lotto unico congiunto, che comprende il sito produttivo di Castel San Pietro Terme, il portafoglio brevetti e marchi, le partecipazioni azionarie, la tecnologia fermentativa, i beni mobili, le attrezzature e le scorte di magazzino nonché contratti pendenti, inclusi i rapporti di lavoro subordinato in essere.
Sulla valutazione di 95 milioni di euro, Gabriele Grego alla guida di Quintessential ha avanzato dei forti dubbi in un’intervista rilasciata ieri al Corriere di Bologna: “Una valutazione che sorprende. Lo stabilimento è costato a Bio-on circa 44 milioni. Una cifra, per tonnellata di capacità produttiva, dieci volte superiore ai costi dei concorrenti. Ammesso che il valore sia quello, chi è interessato a rilevare lo stabilimento non produce plastica Pha quindi, teoricamente, si dovrebbe parlare di valori inferiori”. E ancora: “Dalla nostra ricerca di brevetti ne risultavano una decina, la maggior parte erano domande. Una cosa ben diversa. Non so perché qualcuno debba comprare per milioni ‘brevetti originali’ acquistati alle Hawaii per oltre 200mila dollari e che non hanno mercato. Anche sui bilanci della Bio-on i brevetti erano a registro per circa 5,5 milioni: cosa giustifica un aumento del valore di ben nove volte dopo il crac? È dimostrato che il Pha non ha al momento costi sostenibili rispetto alle altre plastiche, la tecnologia di Bio-on non è mai stata dimostrata su scala industrial”.
Tra gli interessati a rilevare Bio-On rientrano aziende dei settori dell’energia e della chimica. Nei mesi scorsi si è parlato per esempio di Eni, tramite la controllata Versalis, che nel febbraio 2020 aveva acquisito da Vei Capital (Gruppo Palladio finanziaria) il 40% di Finproject, azienda italiana specializzata nel cosiddetto compounding, cioé il processo di miscelazione tra polimeri e additivi che permette di indirizzare le proprietà della materia plastica prodotta (si veda altro articolo di BeBeez). E si è parlato anche di Novamont, leader mondiale nella produzione di bioplastiche, controllato da NB Renaissance, attraverso Mater-BI spa, e dalla stessa Versalis (gruppo Eni), che lo scorso gennaio ha annunciato l’acquisizione del gruppo BioBag, compagnia norvegese leader nelle soluzioni a basso impatto per i settori del packaging e della raccolta separata del rifiuto umido (si veda altro articolo di BeBeez). Ma si dice che anche Invitalia potrebbe avanzare un’offerta.
Vincenzo Colla, assessore alle Attività produttive della Regione Emilia Romagna, ha dichiarato in proposito sempre al Corriere di Bologna: “Il bando è un fatto molto positivo che conferma l’ottimo lavoro dei commissari. Questa impresa è un patrimonio del nostro territorio che ha un potenziale enorme in settori strategici come la farmaceutica e la chimica. L’azienda possiede due bioreattori, i più grandi del mondo, che possono essere usati per lprodurre vaccini. Ho motivo di pensare che ci siano molti interessamenti anche di partecipate pubbliche”.
Marco Astorri ha commentato a Polimerica: “Per me è un giorno molto triste, ma non rappresenta la conclusione di una avventura imprenditoriale. A causa di un feroce attacco speculativo viene venduta all’asta una società di immenso valore. La valutazione di partenza della curatela dimostra una volta per tutte che chi definiva Bio-On un castello di carte si sbagliava o era in malafede. Il valore di Bio-On prima del fallimento era peraltro di molto superiore e sono convinto che prima o poi emergerà la verità su quanto accaduto”.