Prosegue e si consolida la collaborazione tra il progetto “La Galleria. CollezGreione e Archivio Storico” di BPER Banca e i Musei Civici di Modena con la mostra Corrispondenze barocche, in programma fino al 22 agosto 2021 – per il mese di maggio visitabile il venerdì, sabato e domenica con orario 10.00-13.00 e 14.00-18.00 – negli gli spazi espositivi della sede della banca a Modena. Curata da Lucia Peruzzi, storica dell’arte e consulente di BPER Banca, l’esposizione approfondisce alcune tematiche della pittura barocca emiliana, integrando il patrimonio della collezione bancaria con quello del museo e, in particolare, con dieci opere provenienti dalle collezioni Campori e Sernicoli, temporaneamente non accessibili al pubblico per lavori di ristrutturazione dei locali. La mostra è parte di un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale di BPER Banca, come ha sottolineato Sabrina Bianchi, responsabile de “La Galleria. Collezione e Archivio Storico”.
La pinacoteca, ci ha raccontato in occasione dell’anteprima per la stampa, è nata a fine 2017 all’interno della Banca riunendo la prima parte della collezione privata che rappresenta la punta dell’iceberg di un progetto di grandi dimensioni. La collezione è iniziata intorno agli Anni Cinquanta del Novecento seguendo una tendenza degli istituti di credito. BPER Banca ha espresso una coerenza nell’acquisto focalizzandosi nella maggior parte dei casi sulla pittura emiliana tra il Quattro e il Settecento, con una rilevanza in termini nazionali. La fortuna ha voluto che il processo di acquisizione delle banche territoriali abbia incontrato vari corpi collezionistici molto legati ai territori locali, così a Ferrara, Brescia ed Avellino. Obiettivo del progetto, ha sottolineato la Bianchi, è infatti valorizzare l’arte territoriale; renderla fruibile al pubblico promuovendo la sensibilizzazione delle nuove generazioni e realizzare un archivio storico che per la Banca rappresenta un vero Museo d’impresa. Parte integrante del progetto anche l’aspetto della comunicazione con un’operazione in parte ancora in corso di catalogazione e ricognizione del patrimonio culturale, come ha sottolineato Greta Rossi, Responsabile della Comunicazione, per procedere alla digitalizzazione che consenta una migliore gestione attraverso una piattaforma digitale. Lo sforzo è testo a promuovere una comunicazione innovativa, utilizzando al massimo le opportunità del digitale senza per questo sostituire la fruizione in presenza, che anzi si intende incentivare.
Clicca qui sopra per vedere il video
La mostra, illustrataci con una visita guidata dalla curatrice Lucia Peruzzi, mostra – come ci ha raccontato – “una coerenza nel racconto grazie anche, secondo quanto voluto dal grande storico dell’arte e mio maestro Carlo Volpe, che ha dato un indirizzo preciso allo studio di questo periodo e del territorio.” La collezione riunisce un centinaio di opere alcune delle quali importanti soprattutto dal punto di vista storico. Ora fino agli anni Settanta del secolo scorso Modena era letta sempre all’ombra della cultura ferrarese prima e bolognese poi. In effetti tra il Quattro e il Cinquecento protagonista era Ferrara, quando poi Bologna, alla fine del Cinquecento, assunse una centralità con la bottega di Annibale e Ludovico Carracci, Guido Reni e il Guercino. E’ solo successivamente che con il nuovo assetto politico, Modena assume un ruolo guida rifacendosi il volto non solo dal punto di vista edilizio – ad esempio con il Palazzo Ducale – ma anche sotto il profilo artistico. La mostra, ha evidenziato la curatrice, è il coronamento dell’esposizione permanente dalla quale è differenziata, perché le opere temporanee sono contraddistinte da didascalie su fondo rosso, che costituiscono simbolicamente un fil rouge con un dialogo tra le opere della collezione di BPER Banca e del Museo Civico. La collezione tra l’altro riunisce quasi tutti i protagonisti del superamento del Manierismo di Guido Reni e i Carracci costituendo un ponte storico importante. Un momento di inagibilità delle sale che si trasforma in un’occasione di studio, alla ricerca delle Corrispondenze barocche tra le opere di Lucio Massari (Bologna, 1539-1633), Alessandro Tiarini (Bologna, 1577-1668), Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento, 1591 – Bologna, 1666), Ludovico Lana (Codigoro, 1597 – Modena, 1646), Jean Boulanger (Troyes, 1608 – Modena, 1660), Michele Desubleo (Maubege, 1602 – Parma, 1676), Luca Ferrari (Reggio Emilia, 1605 – Padova, 1654) e Francesco Stringa (Modena, 1635-1709) presenti nelle collezioni di BPER Banca e del Museo. Basilari nella formazione del museo sono le figure storiche di collezionisti come Giuseppe Campori (1821-1887) e Matteo Campori (1857-1933) alle quali, in epoca moderna, si è aggiunta quella di Carlo Sernicoli (1938-2007). Come spiega Francesca Piccinini, direttrice dei Musei Civici di Modena, «con il loro gesto benefico nei confronti del Museo hanno dato un contributo fondamentale all’incremento delle raccolte civiche, che possono essere così considerate rappresentative di tre momenti culturali significativi nell’arco di un secolo».
Tra le principali opere in esposizione, si segnalano Rinaldo e Armida del Tiarini, paradigmatico delle propensioni naturalistiche con cui l’artista si avvicina al soggetto tassesco, arricchite da una reinterpretazione più sensuale di stampo già barocco, e la Decollazione del Battista, la cui regia luminosa esalta l’ingenuità e il languore della figura di Salomè, con i significati morali che le sono sottesi. Le opere di Ludovico Lana e di Jean Boulanger rappresentano l’alta qualità dell’arte legata ai gusti della corte estense prima dello scadere del secolo. Se in Erminia e Tancredi di Lana l’attentissima regia di gesti e di effetti luminosi nulla tolgono a una narrazione resa in termini di romantica adesione sentimentale; nelle tele di Boulanger Due putti che giocano con un’aquila e Clio, musa della storia trapela l’impronta estrosamente manierista della cultura d’origine elaborata attraverso l’eleganza classica di Guido Reni. Questi caratteri lo renderanno una delle personalità più versatili e interessanti del Seicento in Emilia, protagonista assoluto della decorazione del Palazzo Ducale di Sassuolo. Naturalismo emiliano e ricchezza cromatica neo-veneta si flettono nel San Giovanni Battista di Luca Ferrari, vero e ideale convivono nella Testa di fanciulla con turbante di Francesco Stringa, che nelle opere della tarda maturità si avvicina ad un gusto più aggraziato, in dialogo con il classicismo bolognese e con le ambizioni culturali e autocelebrative delle corte.
a cura di Ilaria Guidantoni